domenica 19 luglio 2015

western nel quartiere latino
[audio]

 
Questo, per il momento, l'ho provato a cappella, senza musica.
Potete immaginarci sotto un Morricone a piacere...

Il testo lo trovate qui.

giovedì 16 luglio 2015

formiche su pont des arts
[audio]

 
Musiche:
- Ennio Morricone: Nineteen Hundred's Madness N.2 (da La leggenda del pianista sull'oceano)
- Francesco Tricarico: Formiche (da Frescobaldo nel recinto)


Il testo lo trovate qui.

audioracconti

    Io lo so che proprio non avete tempo.
    Perciò ho pensato che, di tanto in tanto, metterò online versioni audio dei racconti. Così potete ascoltarli mentre prendete la metro, o stendete il bucato, o leggete il blog di qualcun altro.

    Non sapendo a chi chiedere di farlo, li leggo io.
    Cioè, in sostanza, mi leggo. Che suona abbastanza megalomane, come cosa. Ma d'altra parte, come mi ha detto giustamente un amico, mettere su un blog di racconti è di per sé un'operazione pretenziosa, velleitaria e un po' narcisistica; quindi è inutile che uno poi stia lì a nascondere la mano.
 

    Ho una esse orribile, lo so.


giovedì 9 luglio 2015

l'amore d'agosto a parigi
[trailer]

    Le vite di certe persone sono concatenazioni di piani B.
    Libbe voleva fare l'attrice e invece improvvisa flashmob nei giardini comunali, voleva essere felice e invece quando le va bene è inquieta, vorrebbe essere ai Tropici e invece è sdraiata sul cemento coperto di sabbia della Paris Plage.
    - Andiamo a fare due passi? 
    François ha indosso una camicia hawaiana anni '80, e in testa una riga laterale anni '40.
    Libbe sistema gli occhiali da sole, cancella una piega dell'asciugamano, sbuffa.
    - Méttete a séde e fa' le parole crociate, - gli risponde, senza voltarsi, ovviamente in francese.

[coming soon]

giovedì 2 luglio 2015

tutto il ferro della tour eiffel
[seconda parte]



    Diário de Notícias

    La chiave è avvolta in un foglio di giornale. Lo srotolo e mi accorgo che è una pagina del Diário de Notícias del primo dicembre 1935. Leggo con frenesia e curiosità: in diagonale, come mi ha insegnato un prof delle superiori.

    È MORTO FERNANDO PESSOA, LO SCRITTORE DAI TANTI NOMI
   
Lisbona 
 Si è spento nella giornata di ieri, a Lisbona, l'intellettuale e scrittore Fernando Antònio Nogueira Pessoa. L'uomo era stato ricoverato nell'ospedale di Luìs dos Franceses venerdì scorso, in seguito ad una crisi epatica [...] aveva 47 anni e lavorava come corrispondente per varie imprese commerciali della Baixa [...] ma il tratto davvero distintivo dell'autore è la scelta dell'eteronimia. Ieri non è morto soltanto Fernando Pessoa ma sono morti tutti quegli scrittori che lui aveva fatto vivere e scrivere, inventando per loro non solo una produzione letteraria ma addirittura una biografia [...] ieri è morto Álvaro de Campos, che Pessoa aveva fatto nascere a Tavira quarantacinque anni fa, dotandolo di aspetto piacevole, altezza media e colorito bruno, e donandogli inizialmente una vena decadente [...] Ricardo Reis, medico latinista e monarchico, nonché autore di stampo neoclassico, che Pessoa aveva deciso a un certo punto di far emigrare in Brasile [...] decine di scrittori minori cui Fernando Pessoa ha solo occasionalmente prestato la propria penna acuminata e mai banale, per il vezzo di esprimersi senza farlo in prima persona o, se si preferisce, di dare voce in modo letterale alle tante anime che popolavano la sua persona (NdT: Nella traduzione in italiano, si perdono inevitabilmente i giochi di parole contenuti nella versione originale dell'articolo: in portoghese, pessoa=persona.) [...] i funerali si svolgeranno con ogni probabilità nella giornata di martedì, in forma non solenne, presso la Basílica de Nossa Senhora dos Mártires.
    Luís Carvalho

    Sono ai piedi della torre. Ciro è a meno di dieci metri, ma vedo che la sua natura elfica inizia a scuoterlo da dentro. E io mi sento molto più tranquillo, sotto l'ombra arrugginita di quest'ammasso di ferraglia.
    – Gira il foglio, – biascica Ciro, prima di accasciarsi a terra. – Gira il foglio...
    Giro il foglio e quello che ho davanti agli occhi è una pagina del Diário de Notícias Apócrifo E Verdadeiro del 2 dicembre 1935.
    Incredibilmente, all'ingresso della Tour Eiffel non c'è fila.
    Come può succedere solo nei giorni di neve o nei racconti di fantasia.




     Conoscete questo Carvalho?
     Un idiota completo. Ma, come vede, la sua stupidità gioca a nostro favore.
    La donna è in piedi, le mani appoggiate allo schienale di una sedia, lo sguardo che rimbalza a tutta velocità dall'uno all'altro dei suoi interlocutori.
     Ancora non riesco a crederci...
     Intendiamoci: il Fernando Pessoa alcolista e modesto impiegato commerciale è esistito eccome, dice Álvaro de Campos, carezzandosi il mento.
     E lei lo sa meglio di chiunque altro, lo accompagna Bernardo Soares.
    Ofélia Queiroz è un po' confusa e un po' incazzata.
     Però...  riprende Álvaro  Ecco... Diciamo che se la cavava nel tradurre dall'inglese, ma niente più di questo.
     Ho conosciuto Fernando in una taverna, una sera, e ho capito subito che era perfetto per il nostro piano. Con quel cognome, poi... Non avrei saputo inventarne uno migliore,  ammette Bernardo Soares, mettendoci dentro un filo di enfasi.

    Io intanto sono arrivato al secondo piano della torre, quello dove c'è il Jules Verne.
    Famosissimo e costosissimo.
    Ma io ho fame.
    E ho avuto un pomeriggio difficile.
    Entro.


    Le lettere d'amore

     Fernando Pessoa è un'invenzione dei suoi eteronimi! chiosa Álvaro de Campos, con espressione efficace e sintetica, degna dei suoi sonetti migliori.
     Ma si può sapere voi chi siete?
     Siamo un collettivo di scrittori che vuole smascherare la superficialità e la malafede del sistema letterario e mediatico contemporaneo.
     E denunciare i meccanismi che trasformano l'artista in divo.
    Ofélia Queiroz è  un po' immobile e un po' incazzata.
     E perché dovrei aiutarvi?
     Lo faccia, e tra qualche anno sarà considerata l'unica donna amata in vita dal più grande scrittore in lingua portoghese di tutti i tempi.
     Dentro questo baule, ci sono migliaia di testi che abbiamo scritto negli ultimi vent'anni. Firmati da noi, ma imitando la calligrafia di Fernando. Materiale forte.
     Quello che è uscito finora, al confronto, è robetta.
     Lei deve solo trovare il modo di portare il baule in casa sua. Il giorno in cui verrà aperto, Fernando Pessoa diventerà una leggenda assoluta.
     E poi?
     Quando ci  saremo divertiti abbastanza, forse sveleremo che era tutta una balla.
     Intanto partiamo per il Brasile. Ricardo Reis ci aspetta da un pezzo. E tra non molto, qui a Lisbona i nostri nomi saranno troppo popolari...

    Mi siedo a un tavolo vicino alla vetrata.
    Il menu davanti a me propone faux filet, pavé de saumon, magret de canard... ma io, prima di mettermi a scrivere, devo assolutamente togliermi uno sfizio. Perché lo so che altrimenti i racconti vengono fuori con le voglie sulle gote.
    – Una crepe con nutella, – dico, senza alcuna vergogna, al cameriere elegantissimo che si è appena avvicinato.
    Lui è stupito, ma sa nasconderlo. Lo pagano, bene, anche per questo. Torna in cucina e ne riesce tre minuti dopo, con una crepe in piatto di ceramica firmato: giallissima, liscissima, rotondissima. Che mi costerà 32 euro.
    – Buona, – dico ad alta voce, mentre un'anima sottile di nutella mi si scioglie in bocca. Se ho fatto bene i conti, ogni forchettata sono quattro euro e rotti.
    – Falla esse pure cattiva... – commenta dalla spalla sinistra il mio angelo custode romano.

    Ofélia Queiroz osserva dalla finestra le facciate bianche, i tetti rossi, la pioggia obliqua di Lisbona. Si volta di scatto. Ha gli occhi un po' umidi.
     Não pergunte...  la implora il suo angelo custode portoghese.
    Lei si passa un fazzoletto sugli occhi. È un po' affranta e un po' incazzata.
     Toglietemi una curiosità: quelle lettere meravigliose che mi spediva...
    I due uomini si guardano. C'è una pausa semibreve. C'è un minimo cenno di intesa. Poi Bernardo Soares indica con un dito il proprio collega.
     Modestamente...  sussurra Álvaro de Campos, dopo un leggero colpo di tosse.



mercoledì 1 luglio 2015

tutto il ferro della tour eiffel
[prima parte]



    Chez Ciro

    Il nome, Chez Ciro, starebbe forse meglio sull'insegna di una pizzeria.
    Una strana targa metallica è appesa tra il menu delle crepe dolci e il menu delle crepe salate: "Il ferro protegge dalle malíe e dalle invidie dispettose: per questo è odiato dagli elfi e dagli uomini di piccola taglia."
    Il mio angelo custode romano, che ho deciso potrà tornarmi utile in questa avventura un po' elfica e mistica, piena zeppa di angeli custodi, continua a ripetermi "lassa perde, damme retta, nun entrà..."
    Ma io ho fame.

    – Una crepe con la nutella, grazie!
    – Prego, prego, venga... – mi dice l'omino della creperia.
    È piccolo piccolo.
    Ha due baffetti neri neri, una camicia anni Ottanta e una faccia che sono sicurissimo di aver già visto.
    – Dove?
    – Venga, venga, prego...
    L'omino schiocca le dita: l'insegna della creperia si spegne; la saracinesca della creperia si abbassa; sulla targa metallica compare la scritta: "Chiuso per anni".

    Seguo l'omino in una specie di scantinato. Lui va dietro al bancone ed è qui che finalmente lo riconosco.
    – Guarda qua che cosa c'ho per te: Donna che si spettina, dice Ciro, e nel dirlo tira fuori un pastello su cartone.
      Non mi sembra granché.
    – No, hai ragione, è solo un finto Degas: l'ho fatto io.
    – Ciro Degas...
    – Ma devi sapere che negli ultimi anni della sua vita, Degas era diventato mezzo cieco; e questo può giustificare molte cose. Fidati di Ciro: fra trent'anni lo crederanno autentico e varrà una tombola. Io te lo vendo al prezzo di una crepe prosciutto e formaggio.
    Mi ha convinto. Caccio fuori i 3 euro e 50, senza star lì a tirare sul prezzo, e sperando in cuor mio che la smetta e cucini finalmente qualcosa.




    – Ma non ti vedo contento. Forse la pittura non ti appassiona troppo...
    – No, vabbè, che c'entra...
    – Tu sei più letterato, mi sa. Allora, credi a me, stai in una botte de fero...
    Si scosta un po' di lato e tira fuori una boccetta. Con un liquido azzurrognolo. Che sembra venire da lontano.
    La poggia sul bancone, con gesti da televendita, e infine esclama: – Mezzo litro di acqua del mare del vecchio e il mare!
    Questo è matto. Ma sei euro e novanta mi sembra un buon prezzo: su una mensola del salotto, sotto il finto Degas, un giorno farà la sua figura.


    Il baule pieno di gente

    – Ma non ti vedo contento. Sei uno scrittore, per caso?
    – Se basta scrivere, per essere uno scrittore...
    – E a chi ti ispiri?
    – Mah, nessuno in particolare. Molto low-profile. Al massimo, potrei essere un eteronimo di qualcuno.
    Gli occhi di Ciro si illuminano. Il suo angelo custode elfico, tempestivo, gli infila un guanto di lattice, prima che lui compia la sventatezza di toccare a mani nude un oggetto di ferro. E allora, finalmente e teatralmente, Ciro tira fuori una piccolissima chiave color ruggine.
    – La chiave del baule di Pessoa! – dice.
    E qui – capirete – anche i miei occhi si illuminano.
    – Quello pieno di gente?
    – Quello ritrovato dopo la sua morte, con migliaia di scritti attribuiti a lui.
    – Attribuiti...?
    – Beh, sì, insomma, migliaia di scritti dei suoi eteronimi. Poi ti dico meglio...
    – E il baule? Che ci faccio con la chiave senza baule?
    – Scherzi? Vai da un bravo fabbro ferraio e ti fai costruire una serratura intorno alla chiave.
    – Hmm.
    – E poi la fai montare sulla porta di casa.
    – Ah.
    – E quando rientri a casa, apri la porta utilizzando la chiave del baule di Pessoa. Ti pare niente?
    Mi ha convinto. Ci accordiamo per cinquanta euro. Ciro, magnanime, insieme alla chiave mi rilascia un buono sconto da utilizzare presso un fabbro ferraio di Montmartre.
    – E visto che hai fatto una bella spesa, ti regalo pure il diario di Asterix e Obelix.
    – Bello. Ma è del 2004.
    – Embè? Cancelli i giorni e te regoli coi santi...




    Saluto e sguscio via dalla porta sul retro.
    Ciro mi insegue. Ha in mano un oggetto che non distinguo ma di sicuro vuole vendermi.
    Io corro più veloce che posso. Però, col pastello sotto il braccio, la mezzo litro in una mano e la chiave arrugginita nell'altra, mi sento lento e pesante come un Bruno Sacchi di borgata.
    Ciro, sempre più vicino, mi grida dietro qualcosa che riguarda Pessoa e la chiave.
    Il baule, grida.
    Il giornale, grida.
    Io corro più veloce che riesco. Ma non basta, se non mi faccio venire un'idea.
    E fortunatamente e finalmente, ho un'intuizione – chissà se è il mio angelo custode a suggerirmela. Curvo verso destra, mi butto dentro lo Champ-de-Mars, e inizio a desiderare con spasmodica intensità tutto il ferro della tour Eiffel.


[continua qui]